Mario Rigoni Stern.

MARIO RIGONI STERN

Mario Rigoni Stern “i ricordi sono come il vino che decanta dentro la bottiglia: rimangono limpidi e il torbido resta sul fondo

Qualche settimana fa ho deciso di prendere parte al progetto per raccontare i 100 anni di Mario Rigoni Stern ed il cammino a lui dedicato all’interno del Festival Cammini Veneti  con l’Associazione Italiana Food Blogger 

FESTIVAL CAMMINI VENETI

Questa è la prima edizione e l’intenzione è di rendere nota al più vasto pubblico l’offerta culturale del territorio interessato dai Cammini Veneti e rievocare la memoria di Mario Rigoni Stern nel centenario della sua nascita, in relazione all’identità dei luoghi su cui è stato tracciato il nascituro cammino a lui intitolato: il fil rouge che legherà le iniziative è il concetto di ritorno, non solo come cammino (di arrivo a baita dalla Russia, di rientro a casa dal lager, di pellegrinaggio verso il Santuario di Monte Berico) ma rimanda anche a un moto spirituale che Mario Rigoni Stern ha incarnato come molti altri che hanno vissuto la sua stessa prigionia e il ritorno a casa, il ritrovarsi, il ritorno al cibo delle radici, il recupero di un rapporto con la natura e il tener viva la memoria storica per le future generazioni.

Decidere di partecipare e scrivere un articolo sullo scrittore, non è stata una decisione facile, perché mi sono fatta sopraffare dalle emozioni e dai ricordi e più leggevo i suoi libri ed ascoltavo le interviste più mi emozionavo perché mi sono sentita parte di questo fil rouge.

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Mario Rigoni Stern

CHI ERA MARIO RIGONI STERN?

Mario Rigoni era nato ad Asiago in provincia di Vicenza, Stern era il soprannome dato alla sua famiglia che commercializzava con la pianura i prodotti delle malghe alpine. Leggendo il suo percorso militare, era un alpino, mi ha colpito ciò che gli accadde nel 1942 durante la campagna di Russia, lui era un sergente e il suo senso di responsabilità l’hanno portato a prendere in mano la situazione e riportare i suoi uomini in patria, scoprendo con rammarico che nessuno sapeva di ciò che era successo nella “sacca” del fiume Don. Nel 1943 fu fatto prigioniero dai soldati tedeschi, rifiutatosi di aderire alla Repubblica sociale, fu deportato come IMI (Internati Militari Italiani) in un campo di concentramento e dopo la liberazione del campo tornò a casa a piedi attraversando le Alpi. Dopo la guerra tornò ad Asiago dove visse fino alla fine dei suoi giorni. Nel 1953 esordì come scrittore con il romanzo autobiografico “Il Sergente nella neve“, a questo seguirono molte altre opere. Mario Rigoni Stern aveva la capacità di costruire emozioni profonde in poche righe nonché di descrivere il paesaggio con essenzialità, nei suoi racconti la natura è armonia ma un’armonia costruita nell’equilibrio di varie forze contrastanti in continua lotta per l’esistenza. Spesso i professori lo criticavano per gli errori di scrittura, ma quando diede il libro al pastore Giuseppe (che portava a pascolare le mucche vicino a casa Rigoni) che ha letto e subito capito quello che era scritto, perché c’era questa umanità che traspare sempre nella vita.

MA CHE LEGAME HA IL CIBO CON MARIO RIGONI STERN?

Lo scrittore era un appassionato cacciatore, ricordiamo i celebri Racconti di caccia, dai racconti di Anna, la moglie, si evince che Mario a tavola mangiava di tutto, ma preferiva piatti semplici e tradizionali. In un’intervista ricordò il gusto con cui aveva mangiato la polenta e il formaggio arrivatogli da Asiago nell’inverno del 1940, poi la polenta preparata il Natale del ’42 nel caposaldo sul Don, le rape bollite coi torsoli dei cavoli mangiate l’anno dopo nel lager, ma parlò anche delle beccacce e del filetto di cervo, dei tordi cucinati nella teglia di terracotta con salvia e fettine di lardo, delle lumache in umido e il lesso di maiale della sua gioventù. Nel quotidiano si accontentava però anche di una scodella di latte freddo con patate lesse. Fra i primi amava soprattutto le zuppe, tra le altre la “Sliba” e quella di kumo con lenticchie e patate. Apprezzava anche la minestra di verze con la salsiccia, gli gnocchi e gli spaghetti con le sarde, preparati soprattutto a carnevale.

PERCHE’ HO EVIDENZIATO LE LETTERE M, V e S E L’ANNO 1942 QUANDO SPIEGO CHI ERA MARIO RIGONI STERN?

Queste lettere e l’anno le associo ad una persona di cui vi voglio raccontare in poche righe: Marcello Scomparin era nato in provincia di Venezia, veniva da una famiglia di braccianti, lui stesso svolgeva questo lavoro fino a che nel 1942 fu mandato a combattere al fronte. Marcello era un bersagliere, fu catturato dai soldati tedeschi e mandato in campo di concentramento, dove ha visto gli orrori di cui noi abbiamo avuto la fortuna di sentirli -solo- raccontare, quando tornò a casa, a piedi, dopo la guerra i suoi famigliari non lo riconobbero subito, tanto era debilitato e provato dalla prigionia, solo lei, Elvira, che diventò in seguito sua moglie, lo riconobbe guardandolo negli occhi, quegli occhi dal colore unico, verde smeraldo.

Marcello ed Elvira erano i miei nonni, scrivere questo articolo è stato molto emozionante, leggendo dello scrittore non potevo non pensare a loro, che non ci sono più da troppi anni e ai loro racconti sulla guerra, a quanta sofferenza hanno vissuto e quanta fame hanno patito. Mi hanno sempre raccontato della loro terra d’origine e i loro visi avevano la stessa espressione dello scrittore, loro però non mi raccontavano dei monti ma della vita che si svolgeva attorno al fiume Piave.

Per ricordarli e per celebrare i 100 anni dello scrittore ho pensato di preparare uno dei piatti che mi preparavano ma che a casa nostra si mangiava e mangia solo il giorno della vigilia di Natale e non a carnevale come raccontava lo scrittore, sto parlando degli spaghetti coea sàrdea (spaghetti con le sarde) piatto povero, semplicissimo ma con un gusto unico che sa di casa ad ogni boccone, abitando i miei nonni vicino al fiume Piave principalmente la loro alimentazione era a base di pesce, di lumache, c’erano poi le rane che mi dicevano essere molto grosse, non come quelle che ho sempre visto io nata e cresciuta in Lomellina (PV), oltre alle verdure coltivate nell’orto andavano anche a caccia di tordi, il procacciare cibo gli veniva insegnato fin da bambini.

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Spaghetti coea sàrdea

INGREDIENTI per una persona:

  • 80 gr di spaghetti
  • 1/4 di cipolla bionda
  • sarde sotto olio a sentimento
  • 2 o e acciughe sott’olio
  • 1 noce di burro, se non lo tollerate potete utilizzare olio q.b.
  • prezzemolo tritato a piacere

PREPARAZIONE:

Mettete a bollire dell’acqua salata per poter cuocere gli spaghetti che vanno scolati 2 minuti prima del termine della cottura per poi terminarla nella salsa. Iniziate a preparare la salsa facendo soffriggere a fiamma bassissima la cipolla che avrete tritato nel frattempo, aggiungete le sarde e le acciughe fate sciogliere bene continuando a mescolare e sempre a fiamma bassa, aggiungete alla salsa un mestolo di acqua di cottura, mescolate e aggiungete gli spaghetti terminando la cottura, in questo modo si creerà una salsa cremosa. Potete servire il piatto con del prezzemolo tritato ma questo è a piacere. Vi consiglio di mettere poco sale nell’acqua di cottura, la salsa è molto saporita di suo.

CONSIGLI DI CUCINA: Aggiungete 1 cucchiaio di latte per attenuare il salato;

DA ABBINARE CON: Acqua(vite)

Per le info sul progetto clicca qui

Ti consiglio il mio articolo sul Delta del Po

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